Meno Cina, più India nei traffici marittimi
Non chiamatelo più Paese emergente. Il rallentamento della crescita economica in Cina, peraltro in un momento di incertezza legato alla crisi del settore immobiliare e alla recrudescenza dei casi di Covid, sta facendo decollare l’economia indiana, ridefinendo anche gli equilibri nel business del trasporto marittimo di container.
Mentre la rimozione delle misure anti-pandemiche e la fine della stagione “zero-Covid” hanno fatto esplodere i contagi nel Paese del Dragone, creando effetti negativi a catena nella produzione industriale, l’India ha chiuso il 2022 con una crescita senza precedenti, grazie al successo della campagna vaccinale e al traino di settori chiave come l’e-commerce e il manifatturiero.
Il Paese di Narendra Modi si trova oggi sempre di più al centro dell’attenzione delle multinazionali come possibile sostituta della Cina. Assieme al Vietnam e a Taiwan, New Delhi sta infatti beneficiando in modo marcato dei nuovi processi di friend-shoring, acquisendo una nuova attrattività anche per molte aziende americane, a cominciare da Apple. Che ha recentemente deciso di rilocalizzare alcuni passaggi della propria filiera da Pechino proprio verso questi paesi.
Il nuovo andamento di mercato si sta riflettendo anche nel settore Ocean. Secondo Alphaliner, nel 2022 le grandi compagnie di navigazione hanno aggiunto una quota crescente di tonnellaggio nei servizi di collegamento con il Middle East e il paese indiano, per un totale di 320.600 TEU addizionali. In un anno la flotta attiva è insomma aumentata dell’11%.
“I porti indiani stanno ora movimentando un numero crescente di navi con capacità compresa tra i 13000 e i 15000 TEU” affermano i consulenti di Alphaliner, sottolineando come il potenziale di crescita dei traffici oceanici con l’India stia convincendo sempre più vettori di container ad investire sulla rotta.
L’ultima in ordine di tempo è stata MSC. Il vettore italo-svizzero ha recentemente inaugurato il nuovo India to West Med service, mentre Cosco e la controllata OOCCL hanno lanciato a inizio Gennaio la West India-US east coast connection, con il dispiegamento di un totale di dieci navi da 4500 TEU l’una.
Il periodico specializzato The Loadstar segnala come gli importatori statunitensi siano ormai orientati a diversificare gli approvigionamenti a favore dei mercati del sud-est asiatico. Tra Aprile e Novembre dello scorso anno, il valore delle esportazioni indiane verso gli USA è salito a 53 miliardi di dollari, con un incremento di 3 miliardi rispetto al 2021.
Di contro, il calo della domanda di merce in Cina, unitamente al crollo delle tariffe di trasporto, ha spinto i carrier a drenare nel 2022 ben 565.000 TEU di capacità di stiva dai trade tra l’Asia e il Nord America e tra l’Asia e l’Europa.
“Il trend di decrescita in questi trade continuerà anche nel 2023” fa osservare ancora la società di consulenza, prendendo ad esempio la decisione di Hapag-Lloyd di chiudere il China-Germany Express Service. Altri vettori continueranno a ricollocare il proprio naviglio nei trade transatlantici, ancora oggi considerati remunerativi, nonostante i recenti cali.
“L’India è un mercato dalle grandi potenzialità” afferma a Port News Alice Arduini, fondatrice della casa di spedizione Alix International. “Negli ultimi due anni, l’Europa ha importato molto da questo Paese, contribuendo indirettamente a far aumentare i dazi doganali sull’importazione di alcune merci indiane, e favorendo nuovi possibili incrementi sulle tariffe di trasporto marittimo”.
Secondo la Arduini, la Cina non starà ferma ad aspettare di perdere ulteriori quote di traffico a vantaggio dei propri competitor: “La politica Zero-Covid è stata sicuramente un autogoal. Ma oggi i noli di trasporto nei trade con Pechino sono scesi notevolmente mentre i prodotti indiani sono diventati relativamente più costosi. Sono tutti elementi che potrebbero presto giocare a favore del Paese del Dragone. La sfida tra i due colossi è appena iniziata”.